lunedì 30 maggio 2016

Louis Spohr

Louis Spohr o Ludwig Spohr (Braunschweig5 aprile 1784 – Kassel, 22 ottobre 1859) è stato un compositoreviolinista e direttore d'orchestra tedesco.




 La sua figura è di rilievo nella storia della musica per due motivi essenziali: il suo ruolo nell'ambito della nascente scuola violinistica tedesca, e il suo contributo al sorgere della figura moderna di direttore d'orchestra. Sul fronte della tecnica violinistica, Spohr ha inventato la mentoniera, che è divenuta una componente irrinunciabile della montatura dello strumento. 


Fin dalla prima infanzia, Ludwig Spohr dimostrò la sua predisposizione per lo studio del violino. A quindici anni, ormai già in possesso del bagaglio di tecnica ordinaria dello strumentista ad arco, entrò a far parte dell'orchestra del ducato di Brunswick-Lüneburg; tre anni dopo, nel 1802, convinto del valore del ragazzo, il duca stesso gli finanziò un anno di studi a San Pietroburgo con il virtuoso Franz Anton Eck (1774-1804). Le sue prime composizioni degne di nota, compreso il primo concerto per violino, risalgono proprio al soggiorno di studio con Eck.




 Dopo il suo ritorno in patria, il Duca gli garantì un tour di concerti nella Germania settentrionale: un suo concerto tenuto a Lipsia nel dicembre del 1804 gettò l'influente critico musicale Johann Friedrich Rochlitz letteralmente "ai suoi piedi", non solo per l'abilità esecutiva di Spohr, ma anche per il valore delle sue composizioni. Questo concerto diede subitanea notorietà al giovane musicista in tutto il mondo germanofono; all'estero sarebbe in seguito diventato famoso con il nome di battesimo "alla francese" di Louis.



Dorette Scheidler
Nel 1805 Spohr fu assunto come Kapellmeister alla corte di Gotha, dove si trattenne fino al 1812. Là incontrò l'arpista diciottenne Dorette Scheidler (1787-1834), 
figlia di uno dei cantori di corte, e se ne innamorò: i due si sposarono l'anno dopo. In seguito, i coniugi Spohr si esibirono regolarmente in duo, effettuando tournée in Italia (1816-1817),Inghilterra (1820) e a Parigi (1821), ma più tardi Dorette abbandonò la pratica dell'arpa per dedicarsi alla cura dei figli. La sua morte precoce portò grande dolore nella vita del marito.




Più tardi, Spohr lavorò come direttore d'orchestra al Theater an der Wien di Vienna (1813-1815), dove entrò a far parte delle amicizie di Ludwig van Beethoven, e come direttore d'opera a Francoforte (1817-1819), dove poté allestire i suoi stessi lavori scenici—il primo dei quali, Faust, era stato rifiutato a Vienna. L'occupazione stabile più lunga nella vita di Spohr, dal 1822 sino alla sua morte, fu l'incarico di direttore musicale alla corte di Kassel: posto che gli fu offerto dietro suggerimento di Carl Maria von Weber.



Carl Maria von Weber
 A Kassel, il 3 gennaio 1836, Spohr si sposò una seconda volta, con Marianne Pfeiffer (1807-1892).
Nel 1820 sostituì l'arco di violino, che si utilizzava per dirigere l'orchestra, con la bacchetta.


Spohr fu un compositore prolifico, con più di 150 lavori catalogati a suo nome, oltre alle composizioni senza numero d'opera. Le sue nove sinfonie (più una decima rimasta incompiuta) mostrano l'evoluzione dallo stile classico dei suoi predecessori alla musica programmatica della nona sinfonia, intitolata Le Stagioni.
Tra il 1803 e il 1844 Spohr compose più concerti per violino che qualunque altro grande compositore suo contemporaneo: sedici in tutto fra il 1803 ed il 1844, oltre a due concerti per due violini. Molti di essi sono strutturalmente non convenzionali, come il celebre ottavo concerto, in un tempo solo e nello stile di un'aria d'opera. Meglio conosciuti al giorno d'oggi sono però i quattro concerti per clarinetto, tutti scritti per il clarinettista virtuoso Johann Simon Hermstedt.
Anche la produzione cameristica di Spohr è nutrita: più di 36 quartetti d'archi e quattro interessanti quartetti doppi d'archi; scrisse anche quartetti per altre formazioni, duo, trio,quintetti, sestetti, un ottetto e un nonetto, lavori per violino solo, arpa sola, duo violino e arpa pensati per essere suonati da se stesso in duetto con la moglie.
Le principali opere di Spohr - Faust (1816), Zemira e Azor (1819) e Jessonda (1823) - attualmente non appartengono al repertorio dei teatri d'opera, tuttavia furono in voga per tutto il diciannovesimo secolo e anche negli inizi di quello successivo: ad esempio Jessonda venne bandita dalle autorità naziste perché narrava di un eroe europeo innamorato di una principessa indiana.
Sono anche da ricordare i 59 Lieder per voce e pianoforte, 15 Lieder per più voci e pianoforte, una messa e altra musica corale. I suoi oratori, in particolare Il Giudizio finale(1826), erano particolarmente apprezzati durante il diciannovesimo secolo.


Concerti per clarinetto e orchestra


  • Concerto n. 1 " in do min. op.26" per Clarinetto e Orchestra


         
 I. ADAGIO-ALLEGRO


          
    III. RONDO'


  • Concerto n. 2 per Clarinetto e Orchestra

SPARTITO PER PIANOFORTE
SPARTITO PER CLARINETTO


          

 II. ADAGIO


  • Concerto n. 3 " in fa min." per Clarinetto e Orchestra


           
 I. ALLEGRO MODERATO

  • Concerto n. 4 per Clarinetto e Orchestra

SPARTITO PER PIANOFORTE
SPARTITO PER CLARINETTO

              
 III. RONDO'

martedì 17 maggio 2016

Francis Poulenc

FRANCIS POULENC


Nato a Parigi nel 1899 fin dalla prima infanzia comincia, grazie all'amore materno per la musica, a prendere lezioni di pianoforte e a soli diciannove anni viene già riconosciuto come compositore di talento. Eclettico e poliedrico musicista, Francis Poulenc ha scritto oltre un centinaio di opere, ma pur amando il nostro Paese, in particolare Venezia, non sono molti gli studi specifici in italiano che lo riguardano.

 Poulenc ha una vita intensa, frequenta quella Parigi che, negli anni fra le due guerre mondiali, è la capitale degli artisti provenienti da tutta Europa e incontra così scrittori, pittori e musicisti, con molti dei quali stringe profonde amicizie e rapporti di collaborazione.

Uno dei primi è Guillaume Apollinaire, conosciuto durante il servizio militare prestato nella prima guerra mondiale. Nel 1920 entra a far parte del gruppo “Les Six” (“I sei”), composto da Darius Milhaud, Arthur Honegger, Louis Durey, George Auric e, unica donna,Germaine Tailleferre.
Les six

Invitato da Jean Cocteau a musicare una tragicommedia, La Noce(Il matrimonio), il gruppo di giovani compositori, compagni di studi al Conservatorio di Parigi, è molto attivo, ma non dura a lungo: pubblica alcune brevi composizioni per pianoforte nell' ”Album de Six”, si esibisce in diversi concerti e, nel 1921, si scioglie.

Lo stesso anno Poulenc viene per la prima volta in Italia, a Roma, poi a Napoli, infine in Sicilia, viaggio che gli ispirerà la suite per pianoforte “Napoli” del 1925. Prosegue negli studi e nelle composizioni soprattutto di concerti per fiati e ottoni, va a Vienna dove incontra altre grandi personalità nel campo musicale e nel 1923 scrive “Les Biches” (Le cerve), una, forse la prima, delle sue più importanti opere.



In quel periodo Poulenc conosce altre figure chiave per la sua formazione e la carriera, quali Igor Stranvinskij Erik Satie, Ricardo Viñes, maestro spagnolo, uno dei più celebri pianisti dell'epoca, esperto di Debussy e Ravel, che gli insegna tutti i segreti e i virtuosismi del pianoforte.

Con il passare degli anni il successo del musicista aumenta, compone balletti che ottengono enormi consensi fra il pubblico, quasi un centinaio di canzoni e, nella seconda metà degli anni '30, in seguito a profonde crisi religiose dovute soprattutto alla perdita prematura di alcuni degli amici più cari, che lo porteranno, fra l'altro, ad intraprendere alcuni pellegrinaggi,inizia la sua dedizione alla musica sacra.


 SONATA PER CLARINETTO E PIANOFORTE

La sonata per clarinetto e pianoforte fp184 è la penultima composizione del musicista francese Francis Poulenc.

Spartito Sonata:  



1      STORIA

La sonata per clarinetto fa parte di un ciclo di un progetto, non completato, ciclo di sonate per strumenti a fiato: a causa dell’improvvisa morte, Poulenc riuscì a scrivere solamente questa per clarinetto, la celeberrima Sonata per flauto e pianoforte e la Sonata per oboe e pianoforte, ultima sua composizione, anche questa eseguita dopo la sua morte.
La sonata venne commissionata dal celebre clarinettista Benny Goodman a Francis Poulenc non molto tempo prima della scomparsa del compositore, cercando una collaborazione anche interpretativa. Quando però il 30 gennaio 1963 Poulenc fu colto dall’infarto che lo uccise, il progetto di Goodman non poté andare in porto. La sonata venne così eseguita per la prima volta a tre mesi dalla scomparsa del compositore presso la Carnegie Hall di New York, il 10 aprile 1963, dallo stesso Goodman e da Leonard Bernstein al pianoforte. L’opera è dedicata alla memoria di Arthur Honegger, grande amico di Poulenc dall’epoca del “Gruppo dei sei”, prematuramente scomparso nel 1955. 
La musica di Francis Poulenc era caratterizzata da un lirismo quasi italiano, da una limpidezza melodica che poco ha a che fare con l’impressionismo del suo periodo. Tuttavia gli ultimi anni della sua vita sono ricchi di una produzione di alta qualità, legata soprattutto all’ambito cameristico. È una produzione per la quale l’aggettivo neoclassico non ha più senso, tanto è diventata personale la scrittura, senza perdere di vista accessibilità e facilità melodica. Ma anche definire semplicemente luminosa la scrittura dell’ultimo Poulenc è un luogo comune. In realtà si intrecciano motivi perfino orecchiabili a forme complesse e a pagine drammatiche, purché non le si ascolti col metro o col filtro di ciò che le neoavanguardie producevano in quegli stessi anni. 



Nella Sonata per clarinetto e pianoforte (1962), frutto maturo di una gestazione affatto breve – già dal ’57 Poulenc portava con sé il progetto –, per molti versi comune alla “gemella” sonata per oboe, invece dedicata a Sergej Prokof’ev, si fondono spirito ridente e commozione, leggerezza e profondità, inoltre si avvicendano i tre stili sperimentale, neoclassico e leggero identificativi della poetica compositiva del musicista parigino. In una struttura di tre tempi, uguali anche ai tempi della sonata per clarinetto: Allegro tristemente, Romanza (très calme ) e Allegro con fuoco (très animé), modellata sul calco tradizionale del genere cameristico, si mescolano quelle suggestioni sonore jazzistiche e neotonali che hanno reso popolare la produzione di Poulenc. Forme ben rifinite, disegni chiari, grande senso lirico modellano il camerismo di Poulenc in un estremo omaggio ai suoi ambiti strumentali più amati: il pianoforte e i fiati.

Allegro tristemente:



Romanza:



Allegro con Fuoco:




Clicca qui per ascoltare l'audio della Sonata per clarinetto e pianoforte:




SONATA PER DUE CLARINETTI













Clicca qui per ascoltare l'audio della Sonata per due clarinetti:

  


Ascolta anche la Sonata per Clarinetto e Fagotto:

    



mercoledì 11 maggio 2016

Johannes Brahms

Brahms ‹bràams›, Johannes. - Musicista ( Amburgo 1833 - Vienna 1897). 

Studiò prima con suo padre, contrabbassista, poi con O. Cossel e E. Marxsen. Nel 1853 conobbe J. Joachim e F. Liszt, quindi R. Schumann, che, ammirato, lo presentò sulla Zeitschrift für Musik come il successore di Beethoven. Pianista e compositore, ormai maturo, Brahms a Lipsia diede concerti, pubblicò le prime musiche, e fu intanto nominato direttore di musica alla corte di Detmold, che lasciò dopo pochi anni.




Teatro di Detmold

 Viaggiò allora in Germania e in Svizzera; recatosi poi (1862) a Vienna, poco dopo (1863) fu nominato direttore della Singakademie, ma un anno dopo riprese i suoi viaggi (1864-1868) e percorse Svizzera e Germania, pur continuando a comporre musiche, tra le quali il Requiem tedesco (eseguito parzialmente a Vienna, 1867, e per intero a Brema 1868).
Amburgo verso il 1900
Nel 1868 ritornò definitivamente a Vienna e vi diresse (1872-75) i concerti dei Musikfreunde. Da allora, la sua vita fu caratterizzata da una serena operosità, cui l'amicizia di molti eletti artisti e l'ammirazione del pubblico colto diedero un confortante appoggio. Il suo sviluppo artistico fu lento e continuo. La sua attività creativa fu contrassegnata da un costante impegno culturale, da una profonda meditazione, da una meticolosa accuratezza. Brahms può essere considerato come il maggiore esponente della musica strumentale e (insieme con il suo avversario H. Wolf) del Lied in Germania nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Di fronte al movimento dei Neudeutscher seguaci di R. Wagner e di F. Liszt, Brahms continua, a suo modo, la tradizione nazionale del Settecento-primo Ottocento, seguendone le tracce nelle forme (corale, fuga, variazione, sonataLied strofico, ecc.) e nel procedimento dell'elaborazione tematica. Lontano dal teatro, Brahms è alieno anche dal semplice ricordo dello stile e del gesto teatrale.



 La sua arte è tutta raccolta nel pensiero e nel sentimento più intimo. L'austera grandiosità delle sue solide costruzioni sinfoniche è pervasa di commozione: le idee tematiche aspirano a un canto soffuso di intima dolcezza. Il secondo romanticismo musicale tedesco, "titanico" in R. Wagner, è ricco d'intimità in Brahms. Nella sua opera il culto della forma classica convive con i fermenti romantici, la severità della concezione compositiva si mescola singolarmente con un certo gusto bonario per i tratti della musica popolare viennese e ungherese, l'ampiezza delle frasi melodiche s'inserisce in un discorso musicale ricco di sottili relazioni e sfumature, che richiede da parte dell'ascoltatore un'attenzione continua e un intenso lavoro di collaborazione intellettuale. Figura essenzialmente moderna, pur nell'uso di mezzi musicali ritenuti a suo tempo "antiquati" dagli innovatori della tendenza wagneriana, Brahms si muove per lo più in un mondo poetico non concepito come drammatica contrapposizione di elementi contrastanti, ma come tessuto ininterrotto di motivi fra loro gradatamente connessi e adombrati in una visione intimamente nostalgica, tipica del periodo del tardo romanticismo e preannunciatrice di atteggiamenti che si ritrovano nell'arte successiva. Tra le sue opere orchestrali sono due concerti per pianoforte e orchestra, un concerto per violino, un doppio concerto per violino e violoncello e orchestra, le Variazioni sopra un tema di Haydn, quattro sinfonie (generalmente considerate le più importanti sinfonie post beethoveniane), la Akademische Festouvertüre e la Tragische Ouvertüre. Numerosa la sua produzione vocale-orchestrale (Requiem tedesco per soli, coro e orchestra, Rapsodia per contralto, coro maschile e orchestra, Nenia per coro e orchestra), da camera (sestetti, quintetti, quartetti, trii; sonate per pianoforte e violoncello, per piano e violino e per piano solo, per clarinetto e viola; Lieder, ballate, romanze, danze ungheresi, ecc.).


L'estetica di Brahms — che fa di lui uno dei grandissimi musicisti dell'Ottocento — si fonda su una straordinaria miscela di forme classiche rigorose, fondate su una grande sapienza contrappuntistica e polifonica, e spirito profondamente romantico, che si manifesta nel magnifico colore musicale, nell'inventiva melodica, nelle sorprendenti sovrapposizioni ritmiche.

Musica da camera con pianoforte


Sonata n. 2 Op. 120 in mi bemolle maggiore - Pianoforte e Clarinetto




La Sonata Op. 120 n. 2 ne è un esempio folgorante. Concisa, essenziale, libera dal punto di vista formale: una composizione di valore assoluto per ispirazione poetica, ricchezza e invenzione melodica. L’elemento cantabile e intimistico emerge dal tema iniziale dell’Allegro amabile
dove “amabile” è aggettivo per nulla ridondante in questo caso, perché messaggero di un tema morbido e tenero nel pensiero del musicista (come in una Sonata di Mozart, la KV. 310, dove l’Andante è “cantabile ma con espressione”, irraggiungibile nell’interpretazione del rumeno Dinu Lipatti). Da esso si sviluppa quel gioco delle variazioni in cui Brahms era maestro.

 L’Allegro del secondo movimento:sembra allontanarsi dalla riflessione intimistica, è animato da un’esuberante energia, quasi Brahms si fosse reso conto che anche la nostalgia ha bisogno di appoggiarsi a una speranza.

Il movimento conclusivo è affidato a un Andante con moto:
di nuovo intenso e malinconico, elaborato attraverso un Tema con variazioni, artificio compositivo assai caro al musicista, nato ad Amburgo e abituato sin da giovane a improvvisare nelle taverne del porto. Cinque variazioni, le prime tre poetiche e delicate, trattate per dare al clarinetto la possibilità di emergere e “cantare”. 


SPARTITI:

Spartito per pianoforte
Spartito per clarinetto
Spartito per viola


Quintetto per clarinetto e archi in si minore

Il Quintetto per clarinetto e archi in si minore, opus 115, di Johannes Brahms fu composto rapidamente, nello stesso periodo in cui compose il Trio op. 114, nel corso della primavera e dell'estate del 1891 a Bad Ischl dove il compositore soggiornava come aveva già fatto l'anno precedente.
Le due partiture dovevano essere scritte a titolo privato, per la corte ducale di Meiningen (con Richard Mühlfeld, per la parte del clarinetto, ed il quartetto Joachim per gli archi).
La prima audizione pubblica ebbe luogo, con gli stessi interpreti, a Berlino il 10 (prova generale) ed il 12 dicembre: l'accoglienza fu, già il 10 dicembre, così entusiasta che si dovette limitare l'accesso del pubblico il 12. Il 5 gennaio 1892, l'opera venne presentata a Vienna, con il clarinettista Steiner ed Quartetto Rosé; poi, due settimane più tardi, con Mühlfeld e il Quartetto Joachim, stessi trionfi.

Spartito per clarinetto: 



STRUTTURA:

Allegro, in si minore, in 6/8




     






Adagio, in si maggiore, in 3/4






Andantino, in re maggiore, in 4/4







Finale, Con moto,in si minore, in 2/4