martedì 17 maggio 2016

Francis Poulenc

FRANCIS POULENC


Nato a Parigi nel 1899 fin dalla prima infanzia comincia, grazie all'amore materno per la musica, a prendere lezioni di pianoforte e a soli diciannove anni viene già riconosciuto come compositore di talento. Eclettico e poliedrico musicista, Francis Poulenc ha scritto oltre un centinaio di opere, ma pur amando il nostro Paese, in particolare Venezia, non sono molti gli studi specifici in italiano che lo riguardano.

 Poulenc ha una vita intensa, frequenta quella Parigi che, negli anni fra le due guerre mondiali, è la capitale degli artisti provenienti da tutta Europa e incontra così scrittori, pittori e musicisti, con molti dei quali stringe profonde amicizie e rapporti di collaborazione.

Uno dei primi è Guillaume Apollinaire, conosciuto durante il servizio militare prestato nella prima guerra mondiale. Nel 1920 entra a far parte del gruppo “Les Six” (“I sei”), composto da Darius Milhaud, Arthur Honegger, Louis Durey, George Auric e, unica donna,Germaine Tailleferre.
Les six

Invitato da Jean Cocteau a musicare una tragicommedia, La Noce(Il matrimonio), il gruppo di giovani compositori, compagni di studi al Conservatorio di Parigi, è molto attivo, ma non dura a lungo: pubblica alcune brevi composizioni per pianoforte nell' ”Album de Six”, si esibisce in diversi concerti e, nel 1921, si scioglie.

Lo stesso anno Poulenc viene per la prima volta in Italia, a Roma, poi a Napoli, infine in Sicilia, viaggio che gli ispirerà la suite per pianoforte “Napoli” del 1925. Prosegue negli studi e nelle composizioni soprattutto di concerti per fiati e ottoni, va a Vienna dove incontra altre grandi personalità nel campo musicale e nel 1923 scrive “Les Biches” (Le cerve), una, forse la prima, delle sue più importanti opere.



In quel periodo Poulenc conosce altre figure chiave per la sua formazione e la carriera, quali Igor Stranvinskij Erik Satie, Ricardo Viñes, maestro spagnolo, uno dei più celebri pianisti dell'epoca, esperto di Debussy e Ravel, che gli insegna tutti i segreti e i virtuosismi del pianoforte.

Con il passare degli anni il successo del musicista aumenta, compone balletti che ottengono enormi consensi fra il pubblico, quasi un centinaio di canzoni e, nella seconda metà degli anni '30, in seguito a profonde crisi religiose dovute soprattutto alla perdita prematura di alcuni degli amici più cari, che lo porteranno, fra l'altro, ad intraprendere alcuni pellegrinaggi,inizia la sua dedizione alla musica sacra.


 SONATA PER CLARINETTO E PIANOFORTE

La sonata per clarinetto e pianoforte fp184 è la penultima composizione del musicista francese Francis Poulenc.

Spartito Sonata:  



1      STORIA

La sonata per clarinetto fa parte di un ciclo di un progetto, non completato, ciclo di sonate per strumenti a fiato: a causa dell’improvvisa morte, Poulenc riuscì a scrivere solamente questa per clarinetto, la celeberrima Sonata per flauto e pianoforte e la Sonata per oboe e pianoforte, ultima sua composizione, anche questa eseguita dopo la sua morte.
La sonata venne commissionata dal celebre clarinettista Benny Goodman a Francis Poulenc non molto tempo prima della scomparsa del compositore, cercando una collaborazione anche interpretativa. Quando però il 30 gennaio 1963 Poulenc fu colto dall’infarto che lo uccise, il progetto di Goodman non poté andare in porto. La sonata venne così eseguita per la prima volta a tre mesi dalla scomparsa del compositore presso la Carnegie Hall di New York, il 10 aprile 1963, dallo stesso Goodman e da Leonard Bernstein al pianoforte. L’opera è dedicata alla memoria di Arthur Honegger, grande amico di Poulenc dall’epoca del “Gruppo dei sei”, prematuramente scomparso nel 1955. 
La musica di Francis Poulenc era caratterizzata da un lirismo quasi italiano, da una limpidezza melodica che poco ha a che fare con l’impressionismo del suo periodo. Tuttavia gli ultimi anni della sua vita sono ricchi di una produzione di alta qualità, legata soprattutto all’ambito cameristico. È una produzione per la quale l’aggettivo neoclassico non ha più senso, tanto è diventata personale la scrittura, senza perdere di vista accessibilità e facilità melodica. Ma anche definire semplicemente luminosa la scrittura dell’ultimo Poulenc è un luogo comune. In realtà si intrecciano motivi perfino orecchiabili a forme complesse e a pagine drammatiche, purché non le si ascolti col metro o col filtro di ciò che le neoavanguardie producevano in quegli stessi anni. 



Nella Sonata per clarinetto e pianoforte (1962), frutto maturo di una gestazione affatto breve – già dal ’57 Poulenc portava con sé il progetto –, per molti versi comune alla “gemella” sonata per oboe, invece dedicata a Sergej Prokof’ev, si fondono spirito ridente e commozione, leggerezza e profondità, inoltre si avvicendano i tre stili sperimentale, neoclassico e leggero identificativi della poetica compositiva del musicista parigino. In una struttura di tre tempi, uguali anche ai tempi della sonata per clarinetto: Allegro tristemente, Romanza (très calme ) e Allegro con fuoco (très animé), modellata sul calco tradizionale del genere cameristico, si mescolano quelle suggestioni sonore jazzistiche e neotonali che hanno reso popolare la produzione di Poulenc. Forme ben rifinite, disegni chiari, grande senso lirico modellano il camerismo di Poulenc in un estremo omaggio ai suoi ambiti strumentali più amati: il pianoforte e i fiati.

Allegro tristemente:



Romanza:



Allegro con Fuoco:




Clicca qui per ascoltare l'audio della Sonata per clarinetto e pianoforte:




SONATA PER DUE CLARINETTI













Clicca qui per ascoltare l'audio della Sonata per due clarinetti:

  


Ascolta anche la Sonata per Clarinetto e Fagotto:

    



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